Il triangolo no

… non l’avevo considerato!!
Mi risuonano in testa queste parole, durante questi giorni di confusione.
Dovrebbero essere un periodo felice e spensierato. Ho tutta la mia famiglia riunita per la prima volta dopo un lungo periodo e invece alla serenità si unisce un senso di inquietudine ed inadeguatezza che spesso mi tolgono il sorriso, se non il fiato, portando i miei pensieri in luoghi e tempi lontani, passati.
Si tratta della convivenza.
Un’esperienza a cui non ero più abituata e preparata, dopo anni di indipendenza. Ci sono sensazioni e antichi ricordi che sono riaffiorati nella mia mente, tornati a galla senza che io potessi far niente per evitarlo. Ho ricordato tanti perché riguardo le mie scelte di vita, ho ricordato tante piccole ferite che avevo cercato col tempo di curare.
La prima volta che me ne sono andata di casa avevo vent’anni, andai a Londra, da sola. La seconda ne avevo ventiquattro e il rifugio fu la casa del mio lui. La terza ventisette e la casa questa volta era la nostra. L’ultima volta di anni ne avevo ventinove, la più eclatante, quella oltreoceano, ad ottomila chilometri di distanza.

Nel frattempo c’ero. Eppure allo stesso modo ero assente. Ho sempre vissuto per conto mio, un pò per scelta, un pò perché tutto nella vita mi va sempre troppo stretto. Sono intollerante, come mi è stato fatto notare. Ma soprattutto io sono libera, lo sono da sempre, mi piace e non conosco altri modi di vivere. Non ho bisogno di nessuno. Che detto così suona anche egoistico e magari un pò lo è. Mi riempio di persone intorno, ho sempre avuto tanti amici. Li amo con tutto il cuore, ma non ne ho bisogno.
Ho un uomo accanto che ha capito da subito quanto fosse importante rispettare questo mio modo di essere, capendo che l’unica maniera per avermi era lasciarmi libera, lasciare che fossi io a tornare da lui, a non scappare, a rimanere al suo fianco. E così è stato, così è.
Amo mio marito con tutta me stessa. E anche lui mi ama, nel modo più bello, naturale e concreto che abbia mai conosciuto.
Ma gli amori all’interno di una vita sono svariati e si dovrebbe essere in grado di contenerli tutti. Si presuppone che un cuore sia grande abbastanza per tenere un marito, uno o più figli, i genitori e così via. Solo che a volte non funziona così e alcuni rimangono fuori.
Ecco come mi sento, soprattutto quando cerco un amore che do per scontato quando invece di scontato non c’è proprio niente.
E allora succede che funziono meglio a distanza. In quel caso sono fuori al 100% e in questo distacco sento di trovare un posto all’interno di chi divrebbe tenermi dentro e magari lo fa, magari nel modo sbagliato o magari, semplicemente in un modo per me incomprensibile.
Sono una donna felice, la maggior parte delle volte. La perenne insoddisfazione fa parte del pacchetto, è una cosa che resta quella e, per dirla tutta, mi aiuta a proseguire, a cercare, a non cadere nell’abitudine. Corro da tutta la vita e non so se e quando mi fermerò. Solo adesso so che qualunque cosa succeda una persona sarà per tutta la vita. Mio figlio.
Il resto c’è e ci deve essere. Voglio con tutta me stessa che ci sia. Finchè non fa male, finchè non mi fa sentire sbagliata e diversa.
Io non so chiedere aiuto, non l’ho mai fatto. Altre persone vicino a me sanno farlo, non io. Allora mi aspetto che gli altri capiscano comunque, che sentano quella bestia che urla dentro me un dolore soffocato. E mi illudo che qualcuno possa correre in mio soccorso ed alleviare quella sofferenza, portare con me quell’enorme macigno.
E succede che invece ti allontani quando davanti a te trovi dei muri, indifferenza, ripicche e musi lunghi. Uno perché non capisce, l’altro perché manca totalmente della necessaria sensibilità per affrontare una cosa che non conosce e che quantomeno dovrebbe rispettare.
Invece le persone su cui dovrei contare sono prese ognuna dai propri problemi, com’è giusto che sia forse, facendosi spalla però l’una con l’altra.
E davvero io non c’entro nulla con loro, nulla. Sono diversa, lo sono sempre stata. Loro sanno stare insieme, convivere e condividere. Io no. Io riesco ad amarle solo prese una per una, separatamente e troppo spesso, da lontano.
Sono Io, sono sola e non ho paura di questo. La paura arriva quando non lo dovrei essere per via della vicinanza e continuo invece a sentirmi così.
Troppe aspettative troppe volte deluse, ecco il mio problema. La diversità è uno stato di fatto, evidente e palese nel mio caso. Il dovermene fare carico no, quello non è dovuto.
Devo affrontare ostacoli enormi. Non l’hanno capito. Non ho ricevuto nessun tipo di aiuto. Allora mi preparo a ricominciare la mia vita senza invasioni e, da sola, ad affrontare i miei mostri.
Il resto, per questa volta, sono io a metterlo da parte.

 
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