Perché non arriva mai l’una senza l’altra.
Ma questa volta la buona è talmente incredibile da farmi accettare, di buon grado, quella che invece ha scombussolato i nostri piani.
Andiamo per ordine, partendo da quella negativa.
Ieri finalmente… FINALMENTE… eravamo pronti per la nostra prima vacanza di famiglia. Una giornata passata correndo, come una pazza, per organizzare tutto.
La confusione di cui parlo è dovuta a due fattori:
– il nostro programmare le cose per il giorno seguente!!
– l’idea di viaggiare leggeri, che con un figlio piccolo è un’utopia!!
Nonostante tutto, orgogliosa del mio risultato nell’organizzazione isterica di questa ambita e necessaria vacanza, il nostro entusiasmo ha preso una bella batosta ieri sera, quando con la lingua in terra per il tanto correre, mi sono finalmente fermata. Stamani poi, la conferma, di fronte al termometro posizionato sotto il braccio di N.E.
Verdetto finale: febbre!!
Di quella bastarda, quella che oscilla da 37 a 37.6, quella che non può essere curata, ma nemmeno ignorata. Quella dannata febbre che rende il mio piccolo nervoso, irrequieto e per niente stanco.
Quella stramaledettissima febbre che ci tiene a casa, impotenti.
Guardando mio figlio non si direbbe, è scatenato come e più di prima, ma da genitori giudiziosi [quali siamo quasi sempre!!] abbiamo deciso di aspettare domani e vedere cosa succede.
Un miracolo, ad esempio.
Così che tutto il mio impacchettare non sia stato vano e che qualche giorno di pseudo relax ci aiuti ad affrontare il duro lavoro che ci aspetta, da dicembre in poi.
Condominio pieno. Prenotazioni esaurite. Turisti, turisti, turisti = lavoro, lavoro, lavoro. Tanto. E non è una lamentela, tutt’altro, ma se non stacchiamo il cervello un attimo, ho paura ad immaginare in che condizioni arriveremo a marzo.
E davvero è già tutto in valigia!!
Visto?!! Lol
Incrocio le dita per domani.
E adesso spazio alla bella, bellissima, meravigliosa notizia.
Come ho raccontato in questo post, ad ottobre la nostra udienza è stata rimandata per problemi personali del giudice e rifissata in data 25 aprile 2013. Sei mesi di estenuante e ridicola attesa, che ha buttato a terra il nostro morale.
Ieri, la svolta. Grazie alla petizione presentata dal nostro avvocato, siamo riusciti ad anticipare di molto, moltissimo.
L’udienza è stata fissata il 6 dicembre!! Sì, tra due settimane esatte saremo seduti di fronte al giudice. Non riesco a credere che sia tutto vero, che questa attesa, infinita, sia diventata questione di giorni.
Certo l’ansia adesso è tanta, ricomincia il tempo in cui il mio cervello non farà altro che elaborare ipotetiche domande con conseguenti ipotetiche risposte. In una lingua che non è la mia.
Perché questo aspetto non è da sottovalutare, è difficile spiegare ragioni, motivazioni, sentimenti in una lingua straniera, per quanto bene uno possa parlarla. E’ facile fraintendere, può accadere di non capire o travisare. Ed è quello che più mi spaventa.
Poi penso però, che la lingua del cuore è universale. Sembra retorica imbrattata di miele, ma è così e in questo percorso difficile, che è l’adozione, più volte ne ho avuto conferma.
Di fronte agli assistenti sociali sono sempre stata molto rigida e quando il nostro bambino è arrivato a casa, nei controlli successivi, più volte sono scappate dal mio controllo lacrime di emozione, soprattutto quando mi veniva chiesto come vedevo la mia vita con mio figlio, domanda alla quale non sapevo rispondere, se non dicendo che io, la mia vita, non riesco ad immaginarla senza.
E quelle lacrime venivano da un luogo così profondo e oscuro da spaventarmi, perché non si dovrebbe mai vivere la paura che TUO FIGLIO possa esserti strappato via.
Nonostante questo caos interiore di sentimenti, la relazione di chi aveva il compito di giudicare [perché parliamoci chiaro, è questo quello che fanno e che giustamente devono fare!!] è stata molto positiva, tanto da limitare i controlli a due, quando di norma sono molti di più.
Spero che anche il giudice abbia a cuore questo tipo di cause, spero che venga con i migliori propositi e che in quel giorno nessuno dei suoi familiari faccia scherzi, soprattutto!! Spero di essere forte, di saper gestire la situazione e le mie emozioni. Spero di trattenere le mie lacrime e se proprio devono uscire, che lo facciano al momento giusto, ammesso che ne esista uno.
E’ dura dover provare al mondo quello che per noi è così ovvio e naturale. Spiegare cose innate, giustificare istinti, raccontare l’amore.
Come si può raccontare ad un estraneo quanto amore c’è in una famiglia, quanto amore c’è nel cuore di una mamma. Non si può. Si può parlare di tanto, di tutto, ma non di quello.
E allora staremo a vedere. Sarà l’ennesima nuova esperienza, in questa moltitudine di eventi più o meno piacevoli, sicuramente enormi, della nostra bizzarra vita. Sperando che questo sia l’ultimo tassello in suolo brasileiro.
Siamo felici, che a scriverlo non mi sembra di esprimerlo a sufficienza. E siamo fortunati, anche questa volta ci sarà con noi un pezzetto di famiglia arrivata da lontano, che fa davvero la differenza.
Adesso non ci resta che aspettare. Ma, questa volta, è l’attesa di un tempo breve.
Nel frattempo, in questo turbolento presente, vivo la mia vita avidamente e ad ogni sorriso di mio figlio, io rinasco.
bambini, portando a spasso le loro bambole che svestono e rivestono, girando con
gran rispetto intorno alla dispensa dove la mamma ha rinchiuso i dolci, e quando
infine riescono a ottenere quanto desiderano, lo divorano a piena bocca
gridando: “Ancora!”.”
[I dolori del giovane Werther – Johann Wolfgang Goethe]