Foto, blog e ricordi

Oggi mentre sceglievo alcune delle foto fatte a mio figlio, mi sono resa conto che non mi basterebbe una vita per guardarle tutte.
La mia ossessione per le foto, dopo il suo arrivo, sta toccando l’apice. Peggiora di giorno in giorno, serie infinite di immagini che ritraggono lo stesso momento, alla ricerca di una perfezione che probabilmente non arriverà mai.
E non perché quelle foto non siano belle, ma perché quella non scattata è sempre la migliore!!

Nasce così l’idea di un blog personale.
Dalla  voglia di scrivere, pur non avendo doti particolari e un italiano che, vivendo all’estero, rischia di peggiorare [che vergogna!!].
Dalla voglia di condividere.
Dalla voglia di far conoscere alle persone importanti, lontane, la mia nuova vita. La mia vita da straniera, la mia vita da mamma.
Dalla voglia di sfogarmi, di aprire il mio cuore, di dare fiato alla gola quando i giorni sono duri e mi sento soffocare.
Dalla voglia di incontrare persone che hanno percorso un cammino simile al mio, che hanno provato gioie e dolori simili a quelli miei [e che sto incontrando!!].
Dalla voglia, appunto, di mostrare le mie foto!! Che poi la maggior parte sono scattate da mio marito. E’ lui l’artista ed è fenomenale, anche in questo.

Le foto sono così belle.
Mantengono in vita i ricordi. Nitidi. Puliti. Reali.
Rendono eterno un istante.


Ricordo, col sorriso, il giorno in cui abbbiamo ricevuto la prima visita a sorpresa degli assistenti sociali.
Una delle domande della psicologa è stata se avevamo fatto alcune foto col bambino. Non dimenticherò mai la sua espressione di fronte alle mille e ottocento foto che avevamo scattato in un solo mese. Il primo insieme.
Roba da malati, ne sono consapevole.
A mio discapito però c’è un fatto, che invece il sorriso me lo toglie.
Mio figlio non ha foto che lo ritraggono nei primi otto mesi di vita, se non quelle che gli abbiamo fatto quando per la prima volta lo abbiamo stretto tra le braccia. Un meraviglioso bambolotto di cinque mesi.
Ho anche chiesto alla segretaria dell’istituto dove è stato accolto, ma hanno trovato solo una foto. Una sola.

Questa qui.
Ecco il mio bambolotto nel suo lettino, il posto che per lui ha significato Casa per troppi mesi. Quel lettino dove una volta ho dovuto lasciarlo.
Avrei voluto si rendesse conto che con lui, quel giorno, avevo lasciato anche il mio cuore.

E mi sento morire. Perché un giorno dovrò raccontargli il motivo per cui lui non conoscerà mai il suo aspetto di quando era neonato.
Io per prima desideravo con tutta me stessa avere delle immagini per ricostruire la sua storia, quella parte di storia in cui noi non eravamo ancora presenti.
E mi sento morire perché, in realtà, il suo volto noi l’abbiamo anche visto, quando aveva solo tre mesi. Quel giorno però ci siamo limitati a guardarlo, senza sfiorarlo e con un pò di vergogna, io e mio marito, ci siamo confessati di non ricordare bene la sua faccia!!
Sembra assurdo, ma è così. Ci ricordiamo alcuni lineamenti, vari dettagli, ma non riusciamo a ricreare un’immagine precisa. Un volto reale.
Mi odio per questo, per non aver saputo trattenere impresso, indelebile nella mia mente, il volto del mio N.E. Ma all’epoca eravamo all’inizio del percorso, impauriti e confusi.

Allora perché negare a me stessa e a lui, oggi, tutte quelle istantanee da portare nel viaggio della vita con noi?? Perché non scrivere per fargli sapere, un giorno, quanto è stato desiderato e amato??
Non voglio dimenticare niente, non voglio perdere un solo istante, non voglio che ci siano altri buchi neri da ora, per il resto della nostra esistenza insieme.

“Che cosa fanno i bambini tutto il giorno? Fabbricano ricordi.”
[Vorrei una ragazza – Dino Risi]

 
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