Expat in Brasile [Come e perché siamo arrivati a Porto Seguro]

Il Brasile non è stata una scelta, il venire ad abitarci invece sì. Più volte nel corso della mia vita precedente all’espatrio ho pensato di lasciare la mia città natale ed una volta ci ho anche provato. Dimora da sempre in me un’instancabile voglia di cambiamento, un bisogno di fuga che è più che altro un bisogno di novità e scoperta. Non ne ho mai fatto segreto. Sono fatta per le distanze, sono adatta a vivere lontano benché non riesca ad argomentare come vorrei questo mio modo di essere.  Complice probabilmente la sensazione di estraneità che mi appartiene da sempre, io che straniera – o “gringa”, come dicono qui – mi sono sentita anche nella mia terra natale. Non sono certamente indefferente agli addii, ma l’equilibrio torna appena ripresa la routine. Parola che non amo, ma con la quale devo necessariamente scendere a compromessi. 
Originaria di Prato – città che sorge ai piedi di Firene, senza possederne la bellezza – a ventun’anni ho messo in valigia tutto il mio coraggio e buona parte della mia incoscienza per volare nella metropoli che tanti giovani amano e sognano: Londra. La storia di questa – relativamente breve – parentesi di vita la trovate in questo post, Expat che passione. Una volta tornata a casa ho ripreso la mia vita, cominciato il lavoro di agente immobiliare, incontrato l’uomo della mia vita e costruito con lui la nostra prima casa. Il nostro era – ed in verità è, visto che noi ce ne siamo andati mentre “lui” ci aspetta ancora là – un piccolo appartamento al piano terra di nuova costruzione, con giardino. Dentro, tutta la mia vita prima e durante. Dentro, tutto quello che ero e che immaginavo sarei diventata. Il nostro piccolo nido d’amore con due camere, una matrimoniale ed una singola che da subito abbiamo adibito a salotto. Era quel tempo spensierato in cui ci si gode la vita di coppia e ci si basta. La famiglia ci sembrava un argomento da toccare in futuro, la vita ci pareva da vivere nel presente. Ci concedevamo più di un viaggio durante l’anno per spezzare la nostra felice quotidianità, che invece prese una piega inusuale nel momento in cui a mio marito – geometra di professione e all’epoca ancora fidanzato – venne proposto di collaborare ad un progetto di case da costruire in Brasile, nello stato di Bahia, nella città di Porto Seguro.
Tutto cominciò con un viaggio per lui di una settimana, la nostra prima separazione fatta di chilometri. Era il 2008. Ne avevamo vissuta un’altra di seprazione qualche anno prima ed era ben peggiore, perché a dividersi erano stati i nostri cuori. Da lontano lui mi raccontava di un luogo tropicale ai piedi dell’oceano Atlantico e ne parlava con voce eccitata, di qualcuno che si innamora dopo essere stato vittima di un colpo di fulmine. A ciel sereno, perché la nostra vita ci piaceva nella sua semplicità. Eravamo in quella fase in cui tutto è ancora da costruire e definire, quella fase dalle infinite porte spalancate. Eravamo innamorati soprattutto, come lo siamo oggi ma col vigore che la vita di genitori talvolta nasconde un po’ e lo scrivo senza malinconia, come semplice dato di fatto. Al suo ritorno lui trovò un cucciolo di Chihuahua ad aspettarlo, il nostro Mr. Big. Io trovai un uomo in ginocchio ed un anello al mio dito, con una promessa di matrimonio. Due mesi dopo volavamo oltreoceano, in quel di Las Vegas, per scambiarci le fedi e prometterci in lingua straniera amore eterno. La vita trascorreva serena e benché fosse passato quasi un anno, noi continuavamo a parlare del Brasile. Agosto in Italia erano le ferie, così quella fu la nostra meta. Il mio appuntamento con Porto Seguro non era al buio, le aspettative erano altissime. E così amore fu. 
Da quel momento i nostri incontri con quella città perennemente estiva divennero frequenti. Un mese lo si trascorreva in patria e quello dopo in Brasile, alternando questi due paesi per circa un anno. Alternando temperature, fusi orari, abiti estivi ed invernali, panorami ed emozioni. Io, in qualità di  libera professionista, riuscivo ad accompagnare mio marito e non perdevo occasione per viaggiare. Poi l’8 maggio del 2010, su richiesta da parte del committente dei lavori e con nostro grande entusiasmo, il trasferimento che ancora non sapevamo essere definitivo, ma che sapevamo essere a tempo indeterminato. Riporre la propria vita dentro a delle scatole è stata la parte difficile, salutare con un arrivederci dal sapore di un addio lo è stato ancora di più. 
Da quel giorno di esattamente sette anni fa è cominciata la nostra vita tropicale. È questo evento che oggi celebriamo, un anniversario di nuova vita davvero speciale!!! Da allora non ci siamo mai voltati indietro. Abbiamo cominciato abitando per un anno e mezzo circa in un mini appartamento, per poi traslocare – una volta finiti i lavori di cantiere – nel condominio seguito da mio marito. Il nostro angolo di paradiso: Il Village Mutá. Alla richiesta di accompagnare i lavori di cantiere in loco è seguita la richiesta di gestire ed amministrare il condominio, che a tutt’oggi ci ospita dandoci da vivere. Mio marito era partito da zero col lavoro in Italia ed è stato in grado di reinventarsi con una nuova professione all’estero, arrivando ad ottenere risultati grandiosi. La stima e l’orgoglio che provo nei suoi confronti vanno oltre le mie parole, ma mi preme ricordare che anche in Brasile se si vuole ottenere risultati si deve lavorare duro. Esiste l’idea comune che qui si faccia la bella vita ed in parte è vero, ma lo è anche che bisogna guadagnarsela dandosi da fare. Mio marito è uno stacanovista, ad esempio!

Trasferirsi in Brasile è possibile, ma si deve essere in possesso di visto permanente. Essendo una domanda che mi viene posta frequentemente, di seguito vi elenco quali sono le possibilità per cominciare una vita in questa parte di mondo, benchè si possano trovare informazioni ben più precise sul sito del Consolato-Generale del Brasile a Milano.
In linea generale il visto permanente si ottiene: 
  • per coniuge di cittadino brasiliano [o contraendo l’união estável col partner brasiliano];
  • per genitore di un figlio con nazionalità brasiliana [il Brasile concede la nazionalità ai bambini nati nel paese];
  • per investimento [che prevede una somma di denaro pari a 500.000,00 reais, ovvero 150.000,00 euro ad oggi];
  • per trasferimento di pensione;
  • per lavoro [figure professionali di rilievo assunte da aziende brasiliane]
Il nostro visto iniziale è stato per investimento, benché all’epoca la cifra richiesta fosse nettamente inferiore: 150.000,00 reais che equivalgono a circa 60.000,00 euro, ovvero a meno della metà della cifra richiesta oggi. Grazie a questo visto abbiamo avuto la possibilità di adottare, altra domanda frequente.
Adottare in Brasile con adozione nazionale è possibile, ma anche in questo caso si deve essere in possesso di visto permanente. Noi abbiamo acquisito il visto permanente per genitori solo in un secondo momento, ovvero ad adozione conclusa. È inoltre necessario essere residenti da almeno due anni in maniera continuativa nel paese in questione.
Non si adotta per avere il visto permanente, ma solo viceversa!!! È possibile adottare solo se in possesso di tutti i requisiti necessari. Per ulteriori dubbi trovate le risposte nel post: Adozione nazionale in Brasile. Dalla A alla Z. 
Concludo questo post scritto a metà tra emozione ed informazione, tra sentimenti e dati di fatto, dicendo che da parte nostra c’è stata la volontà di espatriare ma che certamente ci siamo trovati di fronte l’occasione giusta al momento giusto. Un po’ di fortuna serve quando si fa un passo così grande. Indispensabile a mio avviso è avere un punto di partenza qualsiasi, come una conoscenza o un’abitazione o – meglio ancora – un lavoro. A chi mi domanda cosa fare per trasferirsi, io consiglio sempre di visitare il luogo sognato prima di pensare di poterci abitare. Lo trovo il primo punto fondamentale! Nella testa si costruiscono realtà che non sempre sono reali, passatemi il gioco di parole ed esistono luoghi stupendi dove andare in vacanza poiché viverci non è la stessa cosa. La routine colpisce anche chi abita ai piedi dell’oceano con l’estate addosso tutto l’anno. I problemi nascono anche sotto al sole e con i piedi nella sabbia, io ne sono l’esempio lampante. L’infertilità arriva in qualunque parte del mondo, la malattia anche. Mi chiedo spesso se il Melanoma mi avrebbe colpito abitando in Svezia, ad esempio. Ma sono domande sciocche e prive di risposta. Qualche volta però esistono le soluzioni – vedi nuovamente la parole fortuna, oltre che determinazione e coraggio – e tutto si risolve, dandoci la possibilità di continuare a vivere serenamente. Come cerchiamo di fare noi, con i nostri alti e bassi. 
La perfezione non esiste, la vita migliore per noi invece sì ed io comincio a credere di averla trovata! Almeno per un po’.
“Moro num país tropical, abençoado por Deus
E bonito por natureza (mas que beleza)
Em fevereiro (em fevereiro)
Tem carnaval (tem carnaval)”
[País Tropical – Jorge Ben Jor]
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17 Comments

  1. Anonimo Maggio 9, 2017 at 8:00 am

    Amo leggere i tuoi racconti di vita, anche quando sospesi tra emozioni e dati di fatto. Buon anniversario tropicale e buona vita!!!
    Vale
    http://www.naturalentamente.it

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  2. Elena Maggio 9, 2017 at 9:13 am

    Ribadisco che la vostra vita è un'avventura degna di un romanzo <3

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  3. Ellie Maggio 9, 2017 at 8:43 pm

    Che bel racconto, me lo ero sempre chiesto come ci eravate finiti in quel paradiso!!! 🙂

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  4. Miele Maggio 10, 2017 at 9:01 am

    Sono sempre stata convinta che – al netto di quanto c'è di imprevedibile nella vita, come le malattie – la nostra predisposizione mentale conta tantissimo nel crearci le occasioni. Certo vci va fortuna, spesso bisogna trovarsi al posto giusto nel momento giusto, ma.. creare le condizioni perchè ciò accada, sapere riconoscere le occasioni anche in un piccolo spiraglio, e poi – soprattutto – aver eil coraggio di saltare su un treno in corsa verso una destinazione "sconosciuta"… beh… è tutto questo che crea la nostra vita. Voi siete splendide persone coraggiose e vi meritate ogni briciolo di felicità e di vita che vi siete costruiti! Compliemnti, di cuore!

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    1. Il Frutto Della Passione Maggio 10, 2017 at 6:02 pm

      Non potresti trovarmi più d'accordo. Quando si racconta bisogna scremare le parole ed io ho tralasciato – forse perché troppo intima – la parte in cui io e mio marito abbiamo fortemente remato a favore di questo espatrio. Se non ci fosse stata una grande volontà alle spalle forse la proposta non sarebbe arrivata o forse sì, ma certamente nel nostro caso è arrivata prima!
      Mi regali sempre grandi riflessioni. Grazie di cuore!

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  5. Daniela M Maggio 10, 2017 at 12:19 pm

    Che meraviglia! Vorrei tanto venirvi a trovare 🙂

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  6. Anonimo Maggio 12, 2017 at 7:36 pm

    Sai qual è la cosa che più mi fa sorridere, cara Eva? Che leggendo il post sulla tua esperienza londinese, e parlando della tua cara amica, esclamavi "che di figli ne ha addirittura due!" e io ho dovuto guardare la data in cui l'hai scritto, come se d'impulso non riuscissi a ricordare la vostra famiglia prima che foste meravigliosamente quattro.

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    1. Il Frutto Della Passione Maggio 30, 2017 at 12:46 pm

      Vero, verissimo! Sono tornata a rileggerlo anche io.
      Come cambiano le cose negli anni… 🙂

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  7. Sempre Mamma Maggio 13, 2017 at 6:50 pm

    Ma eri bionda!
    La vita fa strani giri a volte per farci arrivare dove dovevamo essere.

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    1. Il Frutto Della Passione Maggio 30, 2017 at 12:47 pm

      Sono stata bionda per anni 🙂
      Concordo. Peccato non riuscire a vederlo prima o forse il bello sta proprio nella sorpresa!

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  8. NonPuòEssereVero Maggio 22, 2017 at 8:16 am

    Ti seguo spesso e anche io mi ero chiesta come ci eravate finiti lì. Adesso ho la risposta 🙂

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